Confindustria: “Gas, prezzi e tassi. L’industria italiana è alle corde”. Con caro-gas nel 2023 a rischio 582mila posti
MILANO – Si intensificano gli alert sull’andamento dell’economia italiana nella parte finale dell’anno, con le aziende compresse tra bollette energetiche insostenibili e i timori che i consumatori tirino la cinghia e rinuncino agli acquisti per far quadrare i bilanci familiari.
Ieri, alla conferenza stampa sul nuovo decreto Aiuti, tanto il premier Draghi che il ministro Franco hanno parlato di un rallentamento italiano ma rimarcato che non ci sono i sintomi chiari di una vera e propria recessione, quella che invece vede Fitch e teme la Confcommercio. Oggi è il Centro studi di Confindustria a lamentare che “lo scenario vira al ribasso” e sintetizza nel titolo della sua congiuntura flash: “Prezzo del gas record, inflazione e tassi più su: contesto difficile nella seconda metà del 2022”.
Le previsioni: energia e incertezza politica, così l’Italia rischia la recessione
Già molte volte il Csc ha lanciato allarmi sulla dinamica della produzione industriale, che fino all’estate ha poi retto meglio delle aspettative e di altri competitor europei come la Germania. Ora però questa super resilienza è messa a dura prova dai lunghi mesi in cui è stata posta sotto stress. “Il rincaro del gas da agosto è divenuto fuori controllo, sulla scia dei tagli delle forniture dalla Russia. La resilienza dell’industria è alle corde, dopo troppi mesi di impatto del caro-energia sui margini delle imprese: soffriranno gli investimenti. L’inflazione record erode il reddito delle famiglie e minaccia i consumi, protetti (in parte e non per molto ancora) dal risparmio accumulato. La Bce ha risposto a prezzi alti ed euro debole alzando i tassi, che daranno un ulteriore impulso recessivo. Rientrano i prezzi di varie commodity, perché è più fiacca l’economia mondiale. L’Italia resiste grazie a: più mobilità e turismo; crescita (minore) delle costruzioni. Tiene, finora l’occupazione”, è la diagnosi del Csc.
Nel dettaglio dell’industria, viale dell’Astronomia vede che “si materializza la caduta. Gli indicatori qualitativi sono peggiorati: in agosto, il PMI è sceso ancor più in territorio negativo (48,0), segnalando recessione; anche i giudizi sugli ordini Istat sono in flessione, anticipando minor domanda; la fiducia delle imprese ha subito un ulteriore calo, su livelli ridotti. La produzione industriale ha mostrato un recupero a luglio (+0,4%), confermando la resilienza delle imprese italiane, con una dinamica migliore di quella tedesca e francese; ma è comunque attesa in calo nel 3° trimestre (-1,4% acquisito). Nelle costruzioni, proseguono i segnali di decelerazione, dopo la lunga fase di espansione: l’andamento nei cantieri già avviati è visto in forte calo nel 3° trimestre”.
Se l’export è resiliente e risalgono i servizi grazie al recupero del turismo, l’Eurozona nel complesso è vista in brusca frenata.
Nel focus del mese, il Csc ha condotto due simulazioni econometriche per il prezzo del gas: una che rimanga fino a fine 2023 a 235 euro/mwh (il valore medio di agosto); la seconda a 298 euro/mwh (il livello medio atteso dai futures). L’impatto per l’economia italiana (rispetto a un baseline in cui il prezzo del gas è tenuto fermo alla media dei primi 6 mesi del 2022: 99 euro) è stimato in una minore crescita del Pil del 2,2% e del 3,2% cumulati nel biennio 2022-2023, nei due scenari, e in 383mila e 582mila occupati in meno. “L’abnorme rincaro del gas e i rischi di carenza sui volumi – viene sottolineato – hanno un impatto pesante sull’Italia e gli altri paesi europei, importatori di gas. Frenando le altre economie, ciò penalizza ancor più l’Italia, attraverso un minore export”.
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