Inps, il bilancio del lavoro nel 2022. I contratti stabili trainano la crescita. Tornano i licenziamenti, crescono le dimissioni
Un anno di balzo per l’occupazione a tempo indeterminato, con il ritorno dei licenziamenti (che si erano congelati a causa dei provvedimenti legati alla crisi del Covid) e la conferma dell’aumento del trend delle dimissioni.
Con la pubblicazione dell’ultimo Osservatorio Inps sul precariato si può fare un bilancio di quanto accaduto nel 2022 sul fronte del mercato del lavoro. Innanzitutto emerge che l’anno scorso sono stati attivati 8.058.560 contratti di lavoro mentre ne sono cessati 7.617.318, con un saldo positivo di 441.242 unità.
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A spiegare la variazione netta positiva sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato che sono risultati 336.455 in più rispetto al 2021 (al netto dei somministrati e degli intermittenti). Le assunzioni a tempo indeterminato sono state 1.374.342 mentre sono state 864.661 le trasformazioni in contratto stabile. Tra gennaio e dicembre le cessazioni da contratto stabile sono state 1.863.593.
Il titolo che si potrebbe dare al 2022 del mercato del lavoro è quello di “normalizzazione” dopo lo squasso della pandemia. Nel corso del 2022 – scrive l’Inps – “i flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) hanno completato la ripresa dei livelli pre-pandemici, compromessi nel biennio 2020-2021 dall’emergenza sanitaria con le connesse chiusure e restrizioni, evidenziando anzi incrementi rispetto al 2019 sia per le assunzioni e le cessazioni sia nelle trasformazioni da rapporti a termine a rapporti a tempo indeterminato”.
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Ad assumere sono i “grandi”
Se si guarda alla dinamica delle assunzioni, è stata più accentuata per le classi di dimensione aziendale oltre i 15 dipendenti: oltre il 17% per la classe da 16 a 99 dipendenti, attorno al 15% per la classe 100 e oltre. Per le piccolissime imprese (fino a 15 dipendenti) l’incremento è stato limitato al 4%. Le trasformazioni da tempo determinato nel corso del 2022 sono state 751.000 (+43%) mentre le conferme di rapporti di apprendistato sono state 114.000 (+4%). Le cessazioni nel 2022 sono state 7.617.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+16%) per tutte le tipologie contrattuali.
Più licenziamenti e dimissioni
Nel 2022 i licenziamenti economici sono stati 377.423 con un aumento del 40,89% sul 2021. Il balzo è da inserire nel confronto peculiare con il 2021: fino al 30 giugno di quell’anno, infatti, era in vigore il blocco dei licenziamenti a causa dell’emergenza economica legata alla pandemia per gran parte dell’industria, mentre per il terziario e una piccola parte delle industrie si era arrivati fino al 31 ottobre. Rispetto al 2019, ultimo anno “normale” prima della pandemia, quando i licenziamenti furono 504.264, si registra infatti un calo del 25,15%.
I dati Inps certificano anche quel fenomeno di “dimissioni in crescita” che ha caratterizzato il mercato del lavoro globale e che in Italia è stato soprattutto un aumento delle transizioni da un posto sicuro a un altro, piuttosto che un “cambiare vita all’americana”, magari in cerca di migliori condizioni di conciliazione vita-lavoro. Nel 2022 si sono registrate anche 1.255.706 dimissioni con un aumento del 9,74% sul 2021. Rispetto al 2019, prima che scoppiasse l’epidemia da Covid (1.012.637 dimissioni) l’incremento è del 24%.
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