La corsa globale a investire nei data center. Sessanta miliardi sul piatto nel 2021, e quest’anno stanno ancora raddoppiando


E’ corsa agli investimenti nei data center, le strutture che custodiscono i cervelloni sui quali passa ormai sempre una fetta più grande dell’attività economica delle aziende e delle informazioni delle Pa. Un’indagine condotta dallo studio legale internazionale DLA Piper ha rilevato che il valore degli investimenti nei data center a livello globale è più che raddoppiato nel 2021, raggiungendo i 59,5 miliardi di dollari, mentre il numero di transazioni ha raggiunto le 117 unità nel 2021, con un incremento annuo del 64%. E non è certo una corsa destinata a finire, anzi: da inizio 2022 fino alla prima settimana di giugno, con 41 transazioni per 21,3 miliardi di dollari mobilitati, il volume degli affari in campo è già raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

L’indagine “The meteoric rise of the data centre: Key drivers behind global demand” è stata costruita dallo studio legale intervstando cento top manager di aziende fornitrici di infrastrutture, di capitale e di debito e di sviluppatori di data center di tutto il mondo. Il 45% degli sviluppatori, il 56% dei fornitori di debito e il 67% degli investitori azionari prevede di investire in quattro o più progetti di data center nei prossimi 24 mesi, rispetto al 10%, 27% e 37% rispettivamente che hanno investito in quattro o più data center negli ultimi 24 mesi. Un comparto che si muove al ritmo di quelli che la ricerca chiama “hyperscaler”, come Facebook, Google e Microsoft, che hanno prosperato nel passaggio ai servizi cloud, a loro volta intensificati dalla pandemia.

A livello geografico, gli investimenti per ora si sono registrati soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, spiega una nota di sintesi dei risultati, ma si prevede che la regione Asia-Pacifico sarà la principale fonte di crescita futura. Infatti il 79% degli intervistati ha scelto la Cina come uno dei tre Paesi in cui si prevede una maggiore crescita degli investimenti nei prossimi 24 mesi, seguita dall’India (56%) e dagli Stati Uniti (54%). Anche in questo caso, l’attenzione degli investitori va dietro le richieste di grandi soggetti in ascesa in quella fetta di mondo tra cui Alibaba, Tencent e ByteDance.

“I data center sono un’attività ad alta intensità energetica e, pertanto, l’aumento dei prezzi dell’energia e la questione della sicurezza dell’approvvigionamento giocano un ruolo sempre più importante nel processo decisionale su dove e come sviluppare i centri”, ha commentato Olaf Schmidt, Partner responsabile del dipartimento Real Estate di DLA Piper in Italia. “Un data center efficiente dal punto di vista energetico è attraente per i clienti e più facile da commercializzare; se poi l’energia utilizzata è anche rinnovabile, diventa una proposta ancora più interessante dal punto di vista ESG, soprattutto per i dirigenti di alto livello sia in Europa che in Nord America”.

In effetti, Il 90% degli investitori azionari, l’89% degli sviluppatori e l’85% dei finanziatori di debito pagherebbero un premio per investire in un sito con una fornitura di energia buona e conveniente. E proprio nella regione asiatica, dove probabilmente bruciano ancora le interruzioni di corrente in Cina ed India nella seconda metà del 2021, ci sono più dirigenti disposti a pagare un premio per la sicurezza energetica. Quasi tutti, poi, dicono che il controllo e la due diligence sulle questioni ESG (responsabilità in campo ambientale, sociale e di governance) sono aumentati negli ultimi 24 mesi, tanto che il 75% dei fornitori di debito e degli investitori azionari e il 70% degli sviluppatori pagherebbero un premio per investire in un sito con credenziali ESG da ottime a eccellenti. Ma in questo caso la percentuale scende sensibilmente in Asia.



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