Latte, l’allarme di Granarolo e Lactalis: “Rischio prezzo sopra i 2 euro, serve intervento del governo”
MILANO – Granarolo e i francesi di Lactalis “superano i consueti antagonismi di mercato” per lanciare un allarme sul prezzo del latte e chiedere un intervento al governo, squadernandogli “la forte preoccupazione per un’inflazione galoppante che da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e in particolare il settore lattiero caseario. Occorre un intervento pubblico che scongiuri conseguenze ancora più disastrose per le migliaia di imprese che compongono la filiera”.
In una nota congiunta, il gruppo che rappresenta una importante fetta della filiera tricolore del latte e quello che in Italia è presente da oltre 30 anni e qui ha comprato Parmalat, spiegano che “l’inflazione ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: alimentazione animale (aggravata dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, packaging (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), ulteriori componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini. Oggi, però, la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’incremento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato, in un momento economicamente complesso per le famiglie italiane”.
Le due aziende dicono di avere assorbito un’inflazione tra il 25 e il 30%, ma dalla primavera il prezzo del latte per le famiglie è comunque salito a 1,75/1,80 euro al litro. La stima è che possa aumentare ancora entro la fine dell’anno, superando la soglia fatidica dei 2 euro. “È impensabile che un alimento primario e fondamentale nella dieta italiana possa subire una penalizzazione così forte da comprimerne la disponibilità di consumo”.
Il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari, dice che senza un’inversione di rotta solo sulle energie “si tratta di una inflazione del 200% nel 2022 rispetto al 2021 e un rischio di oltre il 100% nel 2023 rispetto al 2022”, un quadro “insostenibile anche da parte di una grande azienda, dal momento che si protrae nel tempo e che se fosse scaricata tal quale sul mercato colpirebbe significativamente i nostri consumatori e avrebbe inevitabili conseguenze sui consumi, con ricadute negative su tutta la filiera”. Giovanni Pomella, ad di Lactalis in Italia, aggiunge che “l’aumento del costo energetico ha generato un impatto devastante”, si parla “di un +220% di spesa registrato nel 2022 rispetto al 2021, e una stima di un +90% nel 2023 rispetto al 2022”. Per Pomella “le imprese sono allo stremo, hanno già fatto ben oltre le loro possibilità ed è arrivato il tempo della responsabilità pubblica. In questo drammatico frangente, come imprenditori abbiamo messo da parte le rivalità di mercato ed abbiamo unito il nostro appello al mondo politico per ribadire la necessità di intervenire responsabilmente a tutela dell’intera filiera e del consumatore”. Insieme, dunque, chiedono un “provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche e da evidenti fenomeni speculativi. Si rende necessario un intervento urgente del Governo”.
Denial of responsibility! insideheadline is an automatic aggregator around the global media. All the content are available free on Internet. We have just arranged it in one platform for educational purpose only. In each content, the hyperlink to the primary source is specified. All trademarks belong to their rightful owners, all materials to their authors. If you are the owner of the content and do not want us to publish your materials on our website, please contact us by email – [email protected]. The content will be deleted within 24 hours.