MILANO – Il messaggio parte da Abu Dhabi, dove il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si trova per la missione di Giorgia Meloni negli Emirati. Ma risuona in Italia. A San Donato, quartier generale dell’Eni. E soprattutto dentro la maggioranza, sponda Lega.
Il concetto è cristallino: Claudio Descalzi deve restare alla guida del Cane a sei zampe. Visto il fermento per la questione delle nomine nelle grandi partecipate pubbliche, però, segna anche un punto rispetto al partito di Matteo Salvini. Che soltanto pochi giorni fa aveva rotto gli indugi dettando attraverso le sue “fonti qualificate” alla presidente del Consiglio l’input di trattare sulle poltrone di peso.
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Tajani per la continuità
“Forza Italia è favorevole alla conferma” di Claudio Decalzi come ad di Eni, ha dichiarato senza mezzi termini Tajani parlando con i giornalisti. “Berlusconi ne dà un giudizio molto positivo, si sono parlati più volte – ha aggiunto -. Se devo dare un giudizio come ministro degli Esteri, lui lavora molto bene. Il governo deciderà, ma per quanto mi riguarda non posso che dare un giudizio positivo. Descalzi ha fatto sempre bene gli interessi dell’Italia”.
Il dossier nomine entra nel vivo
Quando si entrerà nel vivo il dossier nomine? “È presto, penso tra un mesetto”, ha risposto Tajani.
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Nella sua uscita di un paio di settimane fa, la Lega scandiva – in riferimento ai suoi colossi energetici, ovvero l’Enel e la stessa Eni – che “l’Italia deve mostrarsi all’altezza delle sfide più delicate, a partire dalla politica energetica su cui il governo è particolarmente attento. È bene sottolineare che anche le grandi aziende di Stato come Eni ed Enel devono cambiare profondamente le loro politiche e il loro approccio alla modernità. Serve un cambio di passo“. Nella partita provava a tirare dalla sua parte anche Fi, anche per controbilanciare il forte risultato di Fdi alle regionali condito comunque da una tenuta degli altri schieramenti di maggioranza.
La posizione di Tajani, senz’altro uno degli esponenti della maggioranza che sostiene la linea governativa, pare invece molto più in linea con i desiderata della premier, che vorrebbe appunto confermare Descalzi alla guida dell’Eni, spostare Stefano Donnarumma da Terna al vertice di Enel, far ritornare Stefano Cingolani alla testa di Leonardo e forse confermare Matteo Del Fante alle Poste.
Gli accordi sulla transizione energetica
Le dichiarazioni di Tajani arrivano per altro in uno snodo in cui si certifica la centralità geopolitica – in questa delicata fase storica per quel che riguarda le forniture energetiche – dell’Eni. In occasione dell’incontro fra Meloni e il presidente degli Emirati Arabi Uniti, sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, secondo quanto viene spiegato sono state infatti adottate due dichiarazioni di intenti: una sul ‘partenariato strategico’ per definire le linee d’azione su cui si muoveranno i rapporti per il prossimo futuro, firmata dallo stesso Tajani e dall’omologo emiratino, sceicco Abdallah bin Zayed Al Nahyan Abdallah; l’altra è una dichiarazione sulla cooperazione rafforzata nell’ambito della Cop28, firmata sempre da Tajani e da Sultan Ahmed Al Jaber, ministro dell’Industria e delle tecnologie avanzate degli Emirati Arabi Uniti, nonché direttore generale e amministratore delegato di Anoc, e presidente designato della COP28. A margine dell’incontro è stato anche firmato un accordo di cooperazione fra Eni e Adnoc, la compagnia energetica nazionale, che coprirà molteplici ambiti della transizione energetica. A siglarla sono stati proprio Descalzi con Sultan Ahmed Al Jaber.
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