Sace, da incertezza politica e clima i maggiori rischi per le imprese che esportano


Tra rallentamento economico e incertezze geopolitiche, crescono i rischi globali segnalati nella consueta mappa della Sace, presentata oggi, che segnala alle imprese esportatrici lo stato dell’arte in circa duecento mercati esteri. Una  mappa che “evidenzia una generale stabilità del quadro dei rischi del credito globali, senza mostrare tuttavia l’auspicata inversione di tendenza dopo i marcati incrementi dello scorso anno”, ha sintetizzato in una nota Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace – Se da un lato questa stabilità è una buona notizia perché, nonostante le circostanze geopolitiche avverse, le principali economie sono riuscite a mantenere un livello di rischio relativamente immutato, dall’altro rappresenta un’occasione persa per quelle geografie che hanno beneficiato di ampi supporti finanziari. Peggiorano i rischi politici in un contesto globale fortemente polarizzato da elementi di natura geopolitica, in particolare nella componente di violenza politica; peggiorano i rischi climatici, migliorano gli indicatori di transizione energetica”.

Tra i mercati di opportunità che evidenzia lo studio ci sono India, Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Brasile e Messico, grazie a profili di rischio del credito in sostanziale miglioramento in tutti gli aspetti. Al contrario i Paesi che presentano maggiori criticità sono quelli dell’Africa Subsahariana, a causa del peggioramento del rischio politico, mentre è necessario “un approccio selettivo”, rileva Sace, in Medio Oriente e in Nord Africa.

Su 194 Paesi analizzati da Sace il livello di rischio del credito diminuisce per 57, restano stabili 72 Paesi, mentre in 65 si registra un aumento.

In particolare nei Paesi dell’Europa emergente e della Comunità degli stati indipendenti il rischio di credito “risente della pesante escalation della crisi russo-ucraina”. Più in generale, spiega Sace, le principali geografie avanzate “presentano un profilo creditizio invariato, con una crescita in rallentamento e conti pubblici frenati dall’onere del sostegno a famiglie e imprese per la pandemia e il caro bollette energetiche, come nel caso di Germania e Francia. Bene Portogallo e Grecia, che lo scorso anno ha rimborsato anticipatamente il debito con il Fondo monetario internazionale ed è uscita dal programma di sorveglianza della Commissione europea”. In Medio Oriente, rileva lo studio, i Paesi produttori di commodity dell’energia hanno registrato un immediato beneficio dall’aumento dei prezzi, con ricadute positive sulle finanze pubbliche, come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman. Bene l’India che grazie al “progressivo consolidamento fiscale e a una robusta crescita economica” si posiziona tra i best performer dei principali mercati globali. “Rischi bancari e corporate sono in aumento” invece “in Paesi come la Cina, caratterizzati da un elevato livello di debito privato”.

 



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